MILANO - Nel recente bollettino diffuso dall’Ivass il 21 gennaio 2025 intitolato "L’attività assicurativa nel comparto auto (2018-2023)", apprendiamo che le imprese dirette, in gran parte appartenenti alle compagnie tradizionali, operanti sul mercato senza avvalersi dell’opera indispensabile degli agenti professionisti, confermano la loro crisi strutturale.
Nonostante gli enormi investimenti pubblicitari e gli ingenti sconti tariffari applicati per aggredire il mercato e massimizzare le vendite, anche riducendo ai minimi termini i tempi dedicati all’analisi del rischio e alla consulenza fornita alla clientela, i risultati della raccolta effettuata dalle "dirette" sono sempre più scadenti, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. La selezione della clientela e la personalizzazione dell’offerta, affidata agli algoritmi, ai filtri assuntivi preordinati sulla base di ipotesi macro e di opzioni spesso arbitrarie, non fanno tornare i conti e generano andamenti tecnici negativi.
Dai dati forniti dall’Ivass emerge inoltre che nel 2023 le imprese dirette, a cui si ascrive soltanto il 10,10% del mercato, hanno venduto polizze soprattutto, se non esclusivamente, nelle regioni del Nord e in alcune Province del Centro, mentre l’indice di penetrazione nel Meridione è decisamente basso e questo solleva più di una perplessità sull’eventuale elusione all’obbligo a contrarre nelle aree considerate non profittevoli. Ciononostante, i bilanci delle compagnie dirette negli ultimi esercizi hanno fatto registrare complessivamente perdite per centinaia di milioni di euro, con tendenza al peggioramento in quanto finiscono per attrarre assicurati rischiosi in Province caratterizzate da una bassa sinistrosità, in conseguenza di un percorso assuntivo di anti-selezione del rischio. Ne sarebbe conseguito, ci informa l’Ivass, un margine negativo per polizza di -17,8 euro, in forte peggioramento rispetto ai 3,3 euro dell’anno precedente.
Sul fronte dei reclami all’Istituto di vigilanza, per mancato assolvimento agli obblighi risarcitori nei termini fissati dalla Legge, le "dirette" non guadagnano certo in immagine, risultando spesso in vetta alla classifica delle Imprese più sanzionate e con il maggior numero di reclami in rapporto ai veicoli assicurati.
Sconti eccessivi, grandi investimenti in pubblicità, cattiva selezione del rischio, andamenti tecnici negativi, perdite di bilancio, sono i motivi principali che stanno inducendo alcune "dirette", come ha fatto recentemente Zurich Connect, ad abbandonare la vendita diretta e a rimodulare la strategia industriale verso i canali distributivi tradizionali, magari puntando sulla vendita mista attraverso gli intermediari.
È quindi il momento di sottolineare l’importanza dell’apporto fornito dagli agenti al buon andamento del ramo Rcauto e alla soddisfazione della clientela, all’equa ripartizione sul territorio del business e al mantenimento di un buon equilibrio nel business assicurativo in generale. Non è certo il momento di indietreggiare davanti alle grandi sfide dell’epoca storica in cui viviamo anzi, soprattutto in virtù della quota di mercato detenuta dalla categoria che supera l’87%, è il tempo di alzare la posta e di aumentare la pressione per ottenere un’equa remunerazione delle nostre attività consulenziali e professionali. Un punto sul quale il Presidente nazionale Sna Claudio Demozzi sta battendo da tempo, purtroppo senza ottenere l’auspicato sostegno da parte delle rappresentanze aziendali.
La Redazione
Il flop delle "dirette", anti-selezione, bassa redditività e alta concentrazione del rischio. Agenti professionisti sempre più centrali
