Martedì, 11, Feb, 6:26 AM

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Roberto Bianchi


 Nel contesto delle insicurezze che affliggono i tempi odierni, ognuno di noi cerca di tenersi ancorato alle fragili certezze disponibili con l’intento di mantenere un minimo di equilibrio nella propria esistenza.
In ambito lavorativo, ad esempio, possiamo contare sulla conquistata consapevolezza che la figura dell’agente professionista, a dispetto di tutti gli jettatori che ne prevedevano la graduale estinzione è e resterà ancora a lungo, centrale nella distribuzione assicurativa del nostro Paese, vista la quota attuale nel mercato danni del 72,9% e il volume premi in crescita del 6%.
Le predizioni degli innovatori di comodo andavano in altra direzione tanto da darci per dispersi dalla millantata ascesa dei canali alternativi e/o non professionali. D’altro canto, si sa, quella assicurativa è la scienza che consente ai consulenti strategici in perenne ricerca d’autore e ai manager strapagati delle compagnie di spiegarci, un anno dopo, le motivazioni per le quali le loro profezie dell’anno precedente non si sono avverate.
Ebbene, dopo avere investito decine e decine di milioni per potenziare dapprima le telefoniche imperniate sul rapporto diretto compagnia-cliente e successivamente le insurtech che avevano fatto della vendita totalmente on line il loro vanto, la quota di mercato di queste e delle altre formule di raccolta anti-agenti, è appena del 4,8% di cui il 3,4% a distanza, con tendenza al ribasso. Si tratta dell’impietosa prova che i nuovi modelli di sviluppo delle imprese sono costati molto di più di quanto non abbiano prodotto, per buona pace degli azionisti e della comunità finanziaria che hanno abboccato alle lusinghe dell’industria assicurativa. Ne sono dimostrazione evidente l’uscita di Zurich Connect dal mercato auto, l’apertura della piattaforma di Yolo al phygital, ovvero al coinvolgimento degli intermediari professionali, l’acquisto del Gruppo Finital da parte di Facile.it finalizzato all’intercettazione delle collaborazioni orizzontali che compongono il network toscano.
Allora diciamolo con chiarezza e se mi consentite con orgoglio, abbiamo assistito al fallimento della disintermediazione e al naturale rilancio della funzione strategica esercitata dalla nostra categoria nella distribuzione di servizi assicurativi finalizzati alla protezione della persona e del patrimonio. Le stesse associazioni consumeristiche, dopo l’iniziale prudente neutralità, non esitano più ad enfatizzare, anche in sede istituzionale, la consueta propensione degli agenti a fare gli interessi della clientela attraverso la consulenza e l’assistenza continue nel tempo.
L’ingresso del nuovo anno mi spinge pertanto a formulare un augurio a tutti noi e cioè che il Sindacato nazionale agenti riesca a mantenere la barra puntata sulla tutela del nostro ruolo, al riparo dalle fascinazioni indirizzate a snaturare le nostre prerogative di professionisti-imprenditori che sono e devono rimanere incentrate sulla relazione fiduciaria di lungo periodo con l’utente assicurativo. In questa visione di ampio respiro, non impastoiata nelle vicende quotidiane, la difesa dell’A.N.A. in vigore e non tanto di quello che vorremmo, risulta assolutamente fondamentale, così come l’azione di lobbying messa in atto dal nostro vertice sindacale al fine di ottenere l’approvazione della legge proposta dai parlamentari più illuminati per tutelare la figura professionale dell’agente di assicurazione e per riconoscere erga omnes dell’Accordo nazionale.
Certo che la messa a punto delle regole destinate a disciplinare il rapporto sussidiario che deve intercorrere tra primo e secondo livello negoziale faciliterebbe il raggiungimento degli obiettivi strategici e, soprattutto, sventerebbe il pericolo che ciascuna trattativa aziendale possa potenzialmente spostare l’equilibrio delle forze a favore delle compagnie, svuotando progressivamente la contrattazione generalista.
Nel mondo che vorrei e questo è il secondo augurio che rivolgo a ciascuno di noi, l’attività di co-gestione e co-programmazione delle linee guida sindacali consentirebbe inoltre di prevedere la nullità delle pattuizioni aziendali contrarie alle prioritarie strategie sindacali, anche se mi rendo conto che la rinuncia alla sovranità decisionale risulterebbe difficilmente digeribile per tutti coloro i quali fanno prevalere la priorità delle relazioni industriali con la rispettiva mandante rispetto agli interessi dei propri iscritti e, in definitiva, della categoria stessa.
Ma io sono un ottimista e di conseguenza ritengo sia giunto il momento di espletare almeno il tentativo, quale che si riveli il risultato finale, perché l’attuale ambiguità lascia troppo spazio ai professionisti del benaltrismo e agli amici degli amici che  Purtroppo non mancano mai.
Roberto Bianchi

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