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Giacomo Anedda


♦ Bene ha fatto il Presidente Claudio Demozzi a dedicare un passaggio della sua Relazione al valore intrinseco dello Statuto Sna; una riflessione resasi necessaria, proprio per ribadire l’importanza delle regole che sovraintendono alle dinamiche sindacali. Riaffermarne l’insostituibile ruolo che esso riveste, soprattutto a tutela dei diritti dei singoli associati e del corretto sviluppo democratico del Sindacato.
Uno Statuto costruito intorno alla figura dell’iscritto, il quale, attraverso i diversi livelli di rappresentanza, dal più basso al più alto, garantisce a ciascun Socio i necessari e adeguati spazi, per esprimere il proprio pensiero, alimentare il confronto politico, partecipare al dibattito sindacale, avanzare proposte; in pratica, incidere direttamente nelle scelte politiche, indicando la strada da percorrere anche ai massimi vertici della rappresentanza.
Non a caso lo Statuto Sna punta a valorizzare soprattutto le rappresentanze di base, riconoscendo nelle Sezioni Provinciali, l’importante ruolo di “spina dorsale del Sindacato”, primo organo associativo e primo fondamentale passaggio, per tutti coloro che “desiderano comprendere le dinamiche associative”; vera e propria palestra formativa per tutti i futuri dirigenti Sna.
Uno Statuto così rispettoso dei diritti e dei doveri di ciascun socio, che poche altre associazioni ben più importanti, possono vantare; e che per questa ragione va difeso, soprattutto da coloro che, in nome di un malriposto senso sulla semplificazione delle regole, non esiterebbero a mandare in soffitta anche l’importante organo sindacale rappresentato dal Comitato Centrale che, come previsto dall’art. 25, si riunisce per approvare il bilancio preventivo e consuntivo, nonché a vigilare sulla corretta attuazione, da parte dello stesso Esecutivo, della politica deliberata dal Congresso Nazionale. Un organo sindacale voluto e costituito quindi, appositamente per consentire a tutti gli iscritti, di vigilare anche sui massimi dirigenti, allo scopo di evitare pericolose fughe in avanti.
Giacomo Anedda

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