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Andrea Pieri


Si è concluso da poco il 90° Comitato Centrale di Sna, che ha visto una numerosa partecipazione dei Quadri sindacali, con molti interventi costruttivi, alcuni dei quali di alto spessore sindacale. Pochi invece quelli fuori contesto, come alcuni che hanno cercato di criticare il lavoro svolto dall’Esecutivo Nazionale ed in particolar modo dalla Vicepresidente Elena Dragoni sul rinnovo del Ccnl, senza però conoscerne completamente i contenuti, più volte ribaditi durante gli incontri sul territorio. Così come costringere il Presidente nazionale Claudio Demozzi, nella sua replica finale ai vari interventi, a dover ancora una volta chiarire che il lavoro di lobbying svolto dal vertice sindacale, fatto di relazioni con la politica nazionale, non ha alcun colore politico personale, in quanto viene portato avanti con tutto l’arco costituzionale nel bene della categoria e del Sindacato, per sua stessa natura apolitico come previsto dal nostro Statuto.
Dovrebbe essere ovvio capire, ma forse evidentemente qualcuno stenta ancora a capirlo, che chi si occupa di tali relazioni lo deve principalmente fare con coloro i quali, in quel momento, hanno nelle mani il potere politico di governare il Paese. Per avere conferma di questo basterebbe andarsi a rileggere gli interventi del passato e ci si accorgerebbe che, ad esempio, una delle prime interrogazioni parlamentari dell’era della presidenza Demozzi, fu tenuta dall’allora on. Edoardo Fanucci del Partito Democratico quando Premier era Matteo Renzi, o che più recentemente, sul tema della decontribuzione sud ed under 36, oltre ad occuparsene inizialmente il Deputato della Lega Tiziana Nisini, se ne sta interessando anche il Deputato di Azione Antonio D’Alessio. Questo per ribadire come, quando ci si occupa del Sindacato, l’obiettivo è parlare con i politici in grado, nel determinato momento, ci possono aiutare nel portare avanti le nostre battaglie sindacali. Cosa ben diversa di quando ognuno di noi entra in cabina elettorale, come singolo cittadino.
Tornando alla Relazione, potremmo dire che sul piano politico il punto cruciale della stessa si trova già nella prima parte, dove il Presidente Demozzi critica il comportamento di molti Gruppi aziendali agenti “incapaci di intercettare per tempo ed ostacolare simili pratiche commerciali dello ius variandi da parte di numerose compagnie”.
Altro passaggio cruciale quando, citandoli nome e cognome per essere ancora più chiaro, Demozzi elenca alcuni presidenti di Gruppi aziendali, tra questi taluni addirittura iscritti allo Sna, che hanno scritto all’Ania insieme alla sigla associativa minore Anapa, “pregando di aprire un tavolo per la negoziazione di un Ana minore” che escluda lo Sna dalla trattativa.
Anche per i meno esperti di politica, è facile comprendere che tali comportamenti, rischiano di compromettere la strategia portata avanti dalla sigla maggioritaria generalista della categoria, unitamente al Comitato dei Gruppi rappresentante anch’esso la maggioranza di quest’ultimi. Questa parte della relazione ha scaturito ovviamente la reazione di alcuni interventi, molto centrati sul piano dell’appartenenza al Sindacato ed alla categoria tutta.
Tra i più rappresentativi, sicuramente quelli dei colleghi Giuseppe Di Mauro, Coordinatore regionale del Lazio, il quale ha chiesto ai colleghi, con la sua notoria veemenza, di “assumersi di più le loro responsabilità, soprattutto quando hanno degli incarichi sindacali, onorandoli in maniera adeguata e non solo di facciata, altrimenti sarebbe inutile, oltreché dannoso, averli assunti”; di Massimiliano Durini, Presidente provinciale di Brescia, che ha posto una domanda molto semplice, ma allo stesso tempo estremamente critica: “dov’erano i colleghi che fanno sempre le polemiche, quando ad esempio il bilancio economico di Sna non era brillante come quello di oggi e che molte problematiche erano irrisolte? Troppo facile, infatti, la polemica fine a sé stessa, perché priva di soluzioni, peggio ancora se lo si fa in un momento di buona gestione del Sindacato”. Infine, quello di Francesco Gramegna, che ha richiamato i colleghi “a difendere sempre la nostra dignità di professionisti e imprenditori, anche e soprattutto quando ci confrontiamo con le nostre mandanti, perché siamo quelli che stanno sul territorio, vicino ai nostri clienti, siamo una realtà importante per il tessuto economico del nostro Paese e dalla nostra attività dipendono anche le famiglie dei nostri collaboratori e dipendenti. Il risultato più rilevante della presidenza Demozzi è stato senz’altro quello di riscoprire e riappropriarci di questa nostra dignità”.
Concludendo i lavori con la sua replica, Demozzi si è detto molto soddisfatto rispetto ai contributi dei colleghi, perché sono stati molto importanti e condivisibili, dato che il Sindacato non può portare avanti le sue sfide così difficili, senza che tutti, rispettivamente per i propri ruoli, sindacali e nei Gaa, facciano la loro parte.
Certamente però, ha proseguito che, “i colleghi se si assumono dentro il Sindacato e soprattutto nell’ambito di Gruppi Aziendali dei ruoli di rilevanza, devono avere la coerenza di comportarsi a favore della categoria, non solo all’interno del Sindacato, ma soprattutto quando il confronto è con le loro reciproche mandanti”. Utile sarebbe già non fare pericolose fughe in avanti, perché non esistono diversi obiettivi da raggiungere, ma solamente uno, quello che nel suo insieme va nella direzione della tutela degli interessi della categoria.
Andrea Pieri

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