MILANO - Negli ultimi mesi si è riacceso il dibattito interno sulla correttezza e responsabilità del ruolo, alimentato da iniziative personali di alcuni presidenti di Gruppo rivolte con toni polemici e anche divisivi nei confronti del Sindacato nazionale agenti. Abbiamo fatto il punto con il Vicepresidente nazionale Sna Sergio Sterbini.
A mio avviso queste iniziative, a cui aggiungerei esternazioni veicolate attraverso canali esterni, interviste, comunicati , partecipazione ad eventi promossi da altre rappresentanze sindacali , sollevano un tema che va ben oltre la singola posizione individuale: il ruolo delle sedi istituzionali, il rispetto dello Statuto Sna, e la necessità di mantenere un confronto costruttivo e interno alla casa comune degli agenti italiani.
La forza di un sindacato come lo Sna – che rappresenta la più ampia, storica e strutturata organizzazione di categoria – risiede non nell’uniformità delle opinioni, ma nella capacità di canalizzare il confronto all’interno delle proprie sedi istituzionali. Il dibattito è sempre benvenuto, ma deve avvenire attraverso gli organi statutari previsti: Comitato Centrale, Congresso, Comitato dei Gruppi Aziendali, Assemblee territoriali, ecc.
Lo Statuto dello Sna garantisce a tutti ,e soprattutto ai i Presidenti dei Gruppi Agenti, spazio, strumenti e voce per partecipare alla vita sindacale. Non esiste alcuna esclusione. Tutt’altro: chi riveste un ruolo rappresentativo è chiamato a un maggior senso di responsabilità e coerenza. Proprio per questo, comportamenti sistematicamente in contrasto con lo Statuto possono arrivare a configurare situazioni di incompatibilità, fino alla possibilità – prevista dallo Statuto stesso – di estromissione dall’Associazione. Io penso però che chi non rispetta lo Statuto, chi si sottrae alle regole comuni, si colloca automaticamente fuori dalla comunità sindacale. Non per una decisione punitiva dall’alto, ma per un’evidente scelta di campo: non si può restare dentro un'organizzazione solo per contestarla dall’esterno e, al tempo stesso, pretendere di rappresentarne la base sfuggendo al confronto con i colleghi.
Quali sono gli aspetti che ritieni più gravi di queste iniziative?
Un aspetto ancor più grave delle esternazioni esterne e della partecipazione ad eventi organizzati da sigle sindacali diverse dallo Sna è che esse si sottraggono deliberatamente al contraddittorio democratico del quale paradossalmente si lamenta la mancanza. Ogni posizione, per quanto legittima, trova piena dignità solo se portata nelle sedi in cui può essere discussa, approfondita e, se necessario, controbattuta con trasparenza e pari dignità. Al contrario, interventi pubblici non coordinati e fuori dai canali istituzionali eludono il confronto interno, parlano “sopra” o “contro” la base associativa e privano i colleghi della possibilità di replicare e difendere la linea comune.
È questo che rende tali comportamenti doppiamente scorretti: non solo minano l’unità sindacale, ma si pongono al di fuori di qualsiasi percorso trasparente e democratico, scegliendo platee esterne che non offrono alcuna possibilità di replica, ma solo consenso costruito artificialmente. È una forma di comunicazione unilaterale e autoreferenziale, che nulla ha a che vedere con la rappresentanza autentica. Le idee e le opinioni devono essere messe alla prova nel contesto democratico e pluralista dello Sna dove trovano un reale contraddittorio come dimostrato anche nell’ultimo Comitato Centrale di Roma che ha registrato decine e decine di interventi dei colleghi presenti.
Invece, alcuni cercano accoglienza in ambienti esterni dove trovano spazio non per il loro contenuto, ma perché funzionali agli interessi di chi ha utilità ad indebolire il Sindacato.
Inoltre, la ripetuta assenza dagli organi statutari deputati al confronto e al dibattito genera una crescente distanza dalle decisioni assunte e condivise dalla base. Una distanza alimentata dalla mancata conoscenza dell’evoluzione strategica del Sindacato, che nel frattempo si è sviluppata attraverso un intenso lavoro interno, ma anche tramite percorsi strutturati di studio e approfondimento tecnico-giuridico, grazie alla collaborazione con esperti del settore, giuristi, consulenti e rappresentanti del mondo accademico. Un percorso che viene sempre messo a fattor comune nei numerosi eventi sul territorio e nelle riunioni previste dallo Statuto.
Il risultato è che alcuni rimangono colpevolmente indietro e completamente scollegati dal presente. Questa disconnessione non è priva di conseguenze: mina l’unità, ostacola il cambiamento e alimenta resistenze basate su presupposti superati o incompleti. Eppure, paradossalmente, proprio coloro che scelgono di non partecipare attivamente al confronto interno, che disertano sistematicamente gli organi statutari e ignorano i percorsi di approfondimento avviati, sono spesso tra i più pronti a formulare giudizi, a rilasciare dichiarazioni o a diffondere critiche.
Un atteggiamento che non solo è incoerente, ma anche dannoso: perché privo di fondamento, privo di contesto, e spesso privo della conoscenza necessaria per un'analisi lucida e costruttiva. Parlano senza conoscere, giudicano senza partecipare, pretendono ascolto senza essersi mai assunti l’onere del confronto. Così facendo, non esercitano un diritto di critica, ma contribuiscono alla disinformazione, creando confusione nella base e delegittimando, con superficialità e pressappochismo, il lavoro serio e strutturato portato avanti da chi si impegna ogni giorno per l’Associazione.
Quali sono gli effetti di questi comportamenti?
Partecipare attivamente a eventi o iniziative promosse da organizzazioni sindacali concorrenti e minoritarie, che non sono riconosciute dallo Statuto dello Sna, è un gesto istituzionalmente scorretto e politicamente miope. Queste sigle, prive di rappresentatività reale, utilizzano figure note per guadagnare visibilità e credibilità, creando confusione e frammentazione
Inoltre alcune esternazioni, soprattutto se polemiche e fuori contesto, finiscono inevitabilmente per alimentare reazioni tossiche nei social, diventando carburante per hater seriali, disinformatori professionisti e profili che nulla hanno a che vedere con il mondo dell’intermediazione assicurativa.
Questi soggetti – spesso privi di conoscenza delle dinamiche dello Sna, delle sue regole, del suo ruolo negoziale o delle condizioni reali in cui operano oggi gli agenti di assicurazione italiani – si appropriano dei contenuti polemici per rilanciare messaggi distorti, aggressivi, privi di fondamento e lontani anni luce dagli obiettivi di miglioramento e rappresentanza che lo SNA persegue con continuità e responsabilità e la cui credibilità e autorevolezza è oggi riconosciuta a tutti i livelli. Chi ha ruoli di responsabilità dovrebbe saperlo: ogni dichiarazione, ogni uscita, ogni presenza “alternativa” viene letta come una spaccatura interna e viene inevitabilmente strumentalizzata da chi ha tutto l’interesse a indebolire la coesione della categoria.
Che idea ti sei fatto di questi comportamenti?
In questo scenario, è lecito porsi una domanda: sono davvero spontanei e innocui questi comportamenti? O si tratta di scelte consapevoli, mirate a creare confusione, visibilità personale o, peggio, nuovi assetti politici? Il dubbio è legittimo, perché la sistematicità e la modalità di alcune azioni e la ripetitività dei soggetti che le compiono, lasciano trasparire una strategia più ampia, che nulla ha a che vedere con la critica costruttiva, ma piuttosto con il tentativo di indebolire la rappresentanza maggioritaria per perseguire altri obiettivi, non sempre dichiarati.
E sarebbe certamente più credibile – e soprattutto corretto – che chi aspira a ruoli di rappresentanza all'interno del Sindacato non si sottraesse al confronto, al dibattito, e al giudizio nelle sedi istituzionali, ovvero davanti a quegli Associati che si intende rappresentare. Il riconoscimento della leadership non si conquista con dichiarazioni esterne o campagne personali, ma attraverso il consenso democratico, costruito con il dialogo, la trasparenza e il rispetto delle regole comuni.
Chi si sottrae a questo confronto, chi evita il dibattito interno, chi cerca consenso altrove, mostra nei fatti di non avere fiducia né negli organi democratici né nei colleghi che rappresentano la base associativa dello Sna.
In conclusione qual è il tuo pensiero finale su questa situazione?
Tutti gli Associati e soprattutto chi riveste ruoli di responsabilità e si riconosce nei principi del Sindacato rinnovando l’iscrizione, ha l’obbligo morale di rafforzare, non minare l’unità dello Sna, ricordando sempre che la vera autorevolezza si misura nella capacità di influenzare le decisioni dentro le istituzioni, non nei palchi alternativi o nei comunicati polemici. Il futuro si costruisce con serietà, rispetto reciproco e regole comuni. Tutto il resto è rumore.
Roberto Bianchi
INTERVISTA A SERGIO STERBINI
