ROMA - E' stato presentato questa mattina (20 dicembre, ndr) alla Camera dei Deputati il libro “Malassicurazione” di Massimo Quezel, fondatore e presidente della società di consulenza utenti assicurativi Studio Blu.
All'incontro hanno partecipato il Presidente del Sindacato nazionale agenti di assicurazione Claudio Demozzi e l’avv. Francesco Carraro i quali hanno chiesto all'Esecutivo Meloni di modificare l'attuale normativa in materia di indennizzi. Ecco le quattro linee guida: 1) un equo risarcimento anche se il danneggiato utilizza un carrozziere di fiducia; 2) stop all’indennizzo diretto obbligatorio da parte della propria compagnia assicurativa; 3) riconoscimento del diritto di cumulo tramite indennizzo da polizza infortuni e risarcimento danni; 4) stop alla riforma Cartabia per le cause civili relative all’infortunistica stradale.
In ordine al primo punto, "l’idea di fondo - ha sottolineato il Presidente Demozzi - è quella di garantire al danneggiato parità di trattamento con un equo risarcimento anche quando si ricorre ad un carrozziere di propria fiducia". Sull’indennizzo diretto Demozzi polemizza: “Se si tratta di una facoltà, non si capisce perché debba essere un obbligo. Si può lasciare al cliente la possibilità di avvalersi o meno di un diritto, non si impone certo un diritto”.
Sulla stessa linea di pensiero Massimo Quezel per il quale “la regola generale prevista dal nostro Codice Civile è che chi causa un danno è obbligato a risarcire il danneggiato (“chi rompe, paga…”). Con particolare riferimento alla circolazione dei veicoli, come tutti sappiamo esiste l’obbligo di assicurazione. Questa assicurazione, però, non serve a coprire i danni che l’automobilista subisce, quanto a manlevarlo dal pagare il risarcimento per i danni che potrebbe provocare agli altri. Con la procedura di risarcimento diretto questa logica semplicissima è stata complicata inutilmente. Infatti, il risarcimento diretto prevede che a pagare i danni che io ho subìto a seguito di un incidente non sia la compagnia di chi l’ha causato, ma la mia stessa compagnia. La compagnia del danneggiato paga, quindi, il risarcimento al proprio cliente, per poi rivalersi nei confronti della consorella”. Un meccanismo che “snatura completamente il procedimento risarcitorio".
Per il sen. Manuel Vescovi tutto il sistema va rivisto: "Quando pensi che il danno subito in un incidente debba essere contabilizzato mentre una persona lotta fra la vita e la morte, ti si gela il sangue. Tanto più se poi pensi che il risparmio nel risarcimento pattuito con la compagnia si trasforma in utili per i soci".
Luigi Giorgetti
Da sx, l'avv. Francesco Carraro, Massimo Quezel, Claudio Demozzi e il sen. Manuel Vescovi