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MILANO - Ivass ha chiesto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy di avviare l’istruttoria per ammettere Eurovita, nota compagnia di assicurazioni vita, all’amministrazione straordinaria. Entro il 31 marzo dovrebbe essere varato il decreto che scioglierà il collegio sindacale ed il consiglio di amministrazione della compagnia. La gestione straordinaria dovrebbe avere una durata almeno annuale. Al momento non ci è noto se saranno sbloccate le richieste di riscatto o se le Autorità riterranno di estendere il periodo di congelamento dei riscatti delle polizze vita di risparmio con una proroga del provvedimento.
Purtroppo, neppure l’interessamento delle più grandi compagnie italiane ed oltre un mese di trattative hanno permesso di risollevare le sorti di Eurovita. Anche l’Associazione delle imprese (Ania) pare abbia tentato di coinvolgere le compagnie in un’iniziativa per il salvataggio di Eurovita, finita sotto osservazione del Ministero dell’Economia, senza successo.
La stampa specializzata riporta una dichiarazione di Moody’s che solleva una questione molto rilevante: “Solo alcune banche italiane possiedono interamente compagnie assicurative – ha osservato alcuni giorni fa la società di rating -, la maggior parte si affida a joint-venture” e “il caso Eurovita dimostra che per le banche il monitoraggio della solvibilità e dei rischi operativi dei loro partner chiave è importante dal punto di vista della governance“. Nella fattispecie, riporta sempre la stampa di settore, a causare il crack è stata una asset allocation disallineata col mutato contesto finanziario di rialzo dei tassi di interesse, che ha spalancato la forbice tra il rendimento del portafoglio e l’offerta al cliente.
Stando ai dati pubblicati, i risparmi dei clienti affidati a Eurovita in gestioni separate ammontano a circa 9 miliardi di euro, quelli in prodotti legati ai fondi comuni a circa 6 miliardi di euro. Importi considerevoli, in buona parte raccolti dagli sportelli bancari del centro e nord Italia. In tutto pare si tratti di oltre 60 istituti di credito e reti di promotori. Dalle varie Bcc, Casse di risparmio e banche popolari – come Sparkasse, CariCento, CariVolterra, Credito Emiliano, Popolare di Puglia e Basilicata – fino ai grandi gruppi di consulenza Fineco Bank, Credem, Fideuram (Intesa Sanpaolo), IwBank, Banca Euromobiliare, Bnl (Bnp Paribas), Widiba (Mps).
Per il Presidente nazionale Sna Claudio Demozzi “la ricaduta di immagine per l’intero settore assicurativo e del risparmio gestito è pesantissima; la speranza è che sia trovata, in fretta, una soluzione percorribile senza danno per i risparmiatori; è incredibile che l’industria assicurativa nazionale non abbia ancora predisposto un piano di salvataggio che meriti di essere chiamato tale e che faccia uscire Eurovita, ma soprattutto i clienti che vi hanno riposto i loro risparmi, da questa gravissima situazione”.
La Redazione

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