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MILANO - E' destinato a scatenare polemiche l'art. 10 del Ddl di Bilancio 2025 trasmesso ieri (23 ottobre, ndr) alla Camera dei Deputati. Secondo la disposizione - qualora approvata dai due rami del Parlamento - i dipendenti pubblici che dovessero risultare destinatari di sanzioni amministrative,, cartelle esattoriali o, comunque, debiti nei confronti della pubblica amministrazione (Agenzia delle Entrate, Comuni, ecc.) si vedranno bloccare il pagamento dello stipendio, dell'indennità di licenziamento, persino la pensione mensile. E, ciò fintanto a che il debito non sia stato completamente estinto.
Si tratta di una equiparazione alla normativa già in essere valida per le attività imprenditoriali. Per queste ultime la soglia è di 5mila euro; per i dipendenti pubblici si partirà da 2.500 euro.
Alcuni parlamentari - secondo indiscrezioni - vorrebbero poter estendere la misura anche ai dipendenti privati per i quali dovrebbe essere il datore di lavoro a trattenere gli importi per poi versarli all'Erario.
Secondo le ultime rilevazioni del Ministero delle Finanze sono 17,2 milioni gli Italiani ad avere posizioni debitorie con il Fisco per un totale di oltre 1.100 miliardi di euro. Considerato, però, che - dati Istat - i lavoratori dipendenti nel nostro Paese sono poco più di 27,5 milioni, qualora dovessero essere approvate definitivamente le norme anti-evasione, l'Italia di fatto si fermerebbe.
Luigi Giorgetti

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