MILANO - La Banca Centrale Europea ha annunciato un imminente forte rialzo dei tassi di interesse finalizzato al contenimento dell'inflazione. "L'impegno ad agire - è stato affermato da François Villeroy de Galhau, membro del comitato esecutivo della Bce - è incondizionato". La dichiarazione segue a breve distanza quanto comunicato da Jerome Pawell, presidente della Federal Reserve americana.
In Europa, siamo di fronte a ciò che gli economisti definiscono una "tempesta perfetta": rialzo dei prezzi di beni e servizi, inflazione prossima alle due cifre, crisi energetica derivata, conflitto Ucraina-Russia di medio-lungo termine, crollo del prodotto interno lordo. Fattori dalle conseguenze dirompenti sulle famiglie italiane, inermi di fronte ad una simile concatenazione di eventi.
L'inflazione vicina al 10%, infatti, non sembra poter essere compensata dal rialzo dei salari, così come avveniva ad esempio negli Anni Settanta con la cosiddetta "scala mobile", pena la chiusura di centinaia di migliaia di aziende; e neppure dalle rendite finanziarie perché tassi a due cifre per i Titoli di Stato (come accadeva un tempo per i Bot) sarebbero oggi insostenibili da qualsiasi Paese, anche dai più virtuosi.
Impossibile anche una brusca svalutazione monetaria, come succedeva ai tempi della Lira per supportare le esportazioni e di conseguenza aziende e occupazione.
Di più, questa crisi energetica, i cui effetti si manifesteranno con tutta la loro virulenza a partire da novembre, non ha nulla di paragonabile con lo shock petrolifero degli inizi degli Anni Settanta. All'epoca l'Italia aveva ampi margini di manovra: il rapporto debito pubblico / Pil era attorno al 40%. Oggi siamo al 153%.
Luigi Giorgetti