Sabato, 19, Apr, 8:27 PM

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Roberto Bianchi


Negli ultimi mesi imperversano sul web esternazioni al vetriolo contro lo Sna, gli enti collegati, la stampa sindacale e in generale l’apparato di persuasione di massa che il cerchio magico avrebbe messo in atto per dominare il pensiero degli agenti. Una vera e propria campagna ingiuriosa finalizzata, per esplicita dichiarazione degli autori, a fare in modo che gli iscritti si dotino di un Presidente diverso rispetto a quello che acclamano ogni giorno negli incontri sul territorio. Detto per inciso, questo atteggiamento di superiorità da parte di chi millanta di avere capito tutto e ritiene di potersi permettere il lusso di guardare gli altri con sufficienza denota un’assoluta mancanza di rispetto verso la capacità di giudizio degli iscritti Sna, trattati alla stregua dei topi plagiati dal pifferaio ammaliatore che suona la melodia incantata per spingerli verso l’inconsapevole rovina.
Il tema della mia riflessione è piuttosto rivolto altrove e cioè al merito di internet di avere insidiato le barriere poste a difesa dell’informazione omologata dai poteri dominanti, consentendo a chiunque di esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento e questa è sicuramente una delle più grandi conquiste della società contemporanea. Semmai si pone il problema di come coniugare questa inviolabile libertà di espressione con la tutela, altrettanto intangibile, del diritto fondamentale al rispetto cui dovrebbero essere sottoposti i balordi seriali che si avvantaggiano dall’assenza di censure per sparare raffiche di cattiverie ad altezza d’uomo. Ne consegue che, in carenza di regole generali e soprattutto di buon senso, se non addirittura di buon gusto, da parte dei diffamatori professionali, coloro che credono fermamente nella democrazia sindacale e quindi nel libero scambio di idee, sono costretti a subire il bullismo antisindacale che viene diffuso dai social media con frequenza crescente.
Il metodo usato dai denigratori abituali contro il nostro Sindacato che, vale la pena ricordarlo, nei giorni scorsi ha conseguito l’ennesimo significativo successo in sede di Tribunale Amministrativo contro il Regolamento 51/2022 dell’Ivass, è quello dell’insinuazione. Le informazioni (avete per caso letto le ultime sugli Enti bilaterali?) vengono deformate grossolanamente ad arte per indurre nel lettore il sospetto, o meglio ancora la convinzione, che sotto sotto vi sia del losco, senza mai chiarire in cosa consista realmente il paventato tornaconto personale.
La prassi è banale e a volte persino efficace in quanto rivolta alla pancia del lettore. È infatti sufficiente manipolare le notizie con sistematicità utilizzando la tecnica della rivelazione a puntate - come se la prossima comunicazione contenesse chissà quale rivelazione, in pieno stile telenovela dove le storie si perpetuano all’infinito senza che accada alcunché - e il gioco è fatto.
Ma quello che più conta è condividere, tra persone normali che hanno a cuore il bene della categoria e del Sindacato, la consapevolezza che lo scopo reale consiste nel creare un condizionamento occulto sulla coscienza degli iscritti allo Sna e di orientarne il pensiero verso propositi ritorsivi nei confronti del vertice, colpevole di chissà quali inconfessabili conflitti di interesse.
Dire e non dire, incuneare il sospetto del complotto e farlo passare come doverosa condanna senza appello, promettere annunci clamorosi e intanto deformare la verità attraverso la lettura scandalistica della vita sindacale, questi gli ingredienti del minestrone immangiabile che viene propinato ai palati dozzinali di chi ha fame di maldicenza. Quello in atto è il maldestro tentativo di imbastire un processo mediatico a carico dello Sna e in particolare del suo Presidente, attraverso un’escalation di accuse mosse a danno dei singoli e delle istituzioni con atteggiamento persecutorio, spesso di rilevanza penale.
Tutto ciò supera ampiamente i limiti della libertà di espressione, è evidente e piace forse soltanto ai soliti noti che non hanno argomenti per combattere una sana battaglia politica nelle sedi preposte del Sindacato, fatta di idee e soprattutto di azioni concrete che si nutrono della passione di cui sono portatori le centinaia di donne e di uomini impegnati nell’alimentare quotidianamente l’attività solidaristica svolta dal Sindacato.
C’è una via d’uscita da questa metodica ostilità? Ritengo proprio di sì: la verifica della fiducia riscossa dal vertice sindacale in carica presso gli iscritti. Il prossimo appuntamento congressuale sarà pertanto essenziale per capire se i rappresenti del territorio e i delegati hanno veramente portato il cervello all’ammasso e di conseguenza voteranno ancora una volta in modo plebiscitario il Presidente uscente e la sua squadra, o se, al contrario, le favolette raccontate dai predicatori dello sfascio avranno fatto breccia sui congressisti tanto da far preferire loro la minoranza che non c’è.
Dal mio canto, essendo un filo-demoziano della prima ora, accetto volentieri scommesse anche se, in realtà, non provo particolare soddisfazione dal vincere facile.
Roberto Bianchi

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