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Giacomo Anedda

 

♦ Se non fosse una cosa seria, anzi serissima, anzi drammatica ci sarebbe forse da sbellicarsi per le ultime disposizioni dell’Ivass in materia di controllo e vigilanza del settore assicurativo che, come noto, agisce nel prevalente interesse del consumatore al fine di impedire le fregature di che è spesso vittima. Tuttavia, malgrado si sappia che il rischio di ritrovarsi in casa polizze assicurative incoerenti e inadeguate, derivi principalmente da distributori che operano prevalentemente, se non quasi esclusivamente online, la Vigilanza sembra pensarla diversamente.
Non si contano più i siti di intermediazione assicurativa irregolari – leggasi truffaldini – che lo stesso Istituto di vigilanza elenca in ben 42 pagine. Elenco rappresentativo del fenomeno truffa, dietro cui ci sono però decine, centinaia e migliaia di ingenui consumatori (ma anche ingenui sino ad un certo punto però). Gli immortali Melampo di turno, attratti da illusori risparmi strillati senza alcun ritegno e senza che la stessa Vigilanza intervenga: sino a 500 euro all'anno!
Per non parlare di tutti quei consumatori i quali, dopo aver apposto decine di firme, nulla sanno dei contratti venduti dalle bancassurance. Sanno poco o nulla delle polizze addebitate sui conti correnti; non ne conoscono la portata previdenziale, i limiti operativi, le esclusioni, le franchigie, gli scoperti, le rivalse e, spesso, non sanno nemmeno cosa fare e a chi rivolgersi in caso di sinistro. Per tacere infine, di tutti quei contratti fatti firmare in maniera perlomeno ambigua, da operatori commerciali di un qualche bene o di un qualche servizio. Operatori bravissimi se si parla di gas o di luce ma che nulla hanno a che fare col settore assicurativo.
Distributori per i quali la vendita di una polizza assicurativa non è il coronamento o il mantenimento di un rapporto basato sulla fiducia, ottenuta attraverso la consulenza e la frequentazione personale, quanto piuttosto lo strumento commerciale per lucrare ricche commissioni, come quelle solitamente concesse a “distributori-comparatori”, “distributori-banche”, “distributori-accessori”, pagati per vendere polizze assemblate spesso alla meno peggio, allo scopo prevalente di fare cassa, raggiungere obiettivi, spingere carriere e intascare ricchi emolumenti.
Quantunque questa evidenza sia sotto gli occhi di tutti, si rimane sinceramente stupiti del fatto che per evitare vendite scellerate, la Vigilanza ha pensato di rendere operativo un regolamento, attraverso il quale, anziché bastonare i truffaldini ed impedirgli di continuare ad inquinare il mercato della consulenza assicurativa, pretende di imporre agli agenti di attivare un sistema di registrazione e archiviazione di tutte le telefonate, propedeutiche alla vendita a distanza delle polizze, comprese quelle rese obbligatorie dalle campagne riformiste delle mandanti. Ignorando il fatto che tradizionalmente per noi Agenti, la vendita a distanza non è una scelta ma piuttosto una necessità dettata dalle condizioni contingenti. Gli agenti, per loro stessa natura e tradizione, desiderano e preferiscono vendere le polizze e assistere i clienti, guardandoli negli occhi.
Pretendere che gli agenti debbano dotarsi di un sistema di registrazione automatica di tutte le telefonate, propedeutiche alla vendita ma anche al mantenimento dei rapporti assicurativi, significa costringerli a rimanere fermi per settimane; a dover investire migliaia di euro per adeguare i centralini telefonici; spendere migliaia di euro per un gestionale che riconosca, archivi e cataloghi le conversazioni. Dotarsi di server esterni ai programmi informatici di compagnia e della stessa agenzia, in grado di conservare i file telefonici per ulteriori 10 anni dopo la cessazione del mandato. Se non è follia questa, poco ci manca.
Giacomo Anedda

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