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Giacomo Anedda


Non avendo di meglio da fare ho riflettuto sulla mia condizione di tifoso. Fin da ragazzino il mio cuore sportivo ha preso a battere per una squadra di calcio che, tolto un breve periodo di gloria sportiva, abitualmente gioca per non retrocedere nella serie inferiore: la salvezza è il nostro scudetto. Da tifoso di vecchia data, mi ritengo anche in diritto di contestare, soprattutto quando ho l’impressione che i miei non s’impegnino a sufficienza; quando invece combattono come 11 leoni, anche la sconfitta è accettata serenamente. Non sono di certo una mosca bianca e sono milioni gli appassionati a vivere il tifo in questo modo.
Se invece di sostenere la squadra, vivessi questa passione criticando sempre e comunque la società: il presidente, l’allenatore e i giocatori, dichiarandomi perennemente insoddisfatto, qualsiasi cosa il club combini, avrei diritto a considerarmi tifoso di quella maglia?
Cerco di spiegarmi meglio: se quando si vince, mi lamento perché secondo me si poteva giocare meglio e segnare più reti; se si pareggia accuso i giocatori perché non si è riusciti a vincere, e se si perde li insulto tutti e li invito a lasciare il pallone e di andare a lavorare, questo mio comportamento da pseudo tifoso, tornerebbe utile alla squadra? Questo modo di tifare risulterebbe utile per aiutarli a vincere e raggiungere la salvezza? Penso proprio di no.
Penso che un tifoso davvero innamorato del proprio club, fa di tutto per aiutarlo a superare le difficoltà; critica la squadra quando è necessario farlo, ma non manca di incoraggiarla e di complimentarsi per l’impegno e per i buoni risultati. Se così non fosse, verrebbe da credere che si è sbagliata squadra e che è meglio abbonarsi ad altri colori.
A questa conclusione sono giunto leggendo i consueti commenti di taluni “amici” – tesserati di un altro sport - i quali indipendentemente da qualsiasi risultato ottenuto dalla squadra - che si vinca o che si pareggi o che si perda non cambia – esprimono il tifo criticando l’allenatore, qualunque cosa egli faccia. Critiche evanescenti al limite del ridicolo; una vera e propria campagna denigratoria gridata ad alta voce, nella speranza di riuscire a coinvolgere la curva nord che, al contrario, non manca di esprimere apprezzamento per la squadra, per l’allenatore e per il gioco espresso. Rivolgendomi con affetto a questi cari “amici”, invito anche loro ad interrogarsi sulla loro condizione di tifosi, per valutare se questa maglia risponde alle loro aspettative o seppure non sia il caso di cambiare squadra. I tifosi veri sono un'altra cosa.
Giacomo Anedda

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