♦ Gli ultimi editoriali del direttore di Snachannel hanno come filo conduttore l’impossibilità di trovare elementi unificanti con l’altra sigla sindacale, ma il divario si sta ampliando anche con alcuni gruppi agenti aderenti Sna, le cui distanze su aspetti sindacali stanno diventando incolmabili, sia dal punto di vista strategico che metodologico.
Stante la situazione attuale, appare evidente che la degenerazione del confronto rischia di trasformarsi in scontro aperto. Faccio una riflessione a voce alta spingendomi a dire che in qualche modo sono emersi aspetti caratteriali distanti e inconciliabili che stanno prendendo una piega pericolosa. E ritengo che quando il confronto degenera in scontro, per il bene del Sindacato si opportuno fare un tentativo riconciliante adottando le regole democratiche previste dallo Statuto, aprendo una fase di confronto collegiale coinvolgendo la base sindacale e ridefinendo ruoli e strategie di lunga durata con un patto per la categoria anteponendo il bene collettivo a quello personale, senza alimentare rendite di posizioni.
Questa premessa per inquadrare meglio le problematiche presenti in Sna, senza sottrarmi dal dichiarare apertamente che, nel merito, le posizioni assunte dal vertice sindacale Sna di ricorrere al giudizio dei Probiviri contro comportamenti considerati contrari ai dettami statutari sia non solo legittima, ma opportuna e necessaria se si vuole, come giusto che sia, difendere e tutelare i legittimi interessi di una categoria. Posizioni apparentemente “rigide” quanto indispensabili se non si vogliono svendere per qualche spicciolo le conquiste costruite nel tempo che hanno permesso la crescita della categoria e anche di coloro che oggi vorrebbero fare passi indietro.
A quanti pensano che sia meglio riposizionarsi in pejus nei confronti della controparte, suggerisco di attendere a vendere la pelle dell’Orso (Sna) prima di averlo ucciso. L’attuale gruppo dirigente Sna mi sembra attrezzato al confronto, sebbene personalmente ritenga di dovergli muovere una critica costruttiva di metodo, senza che nessuno si senta offeso: se avesse fatto meno “passarelle” personali e più confronto “vero” coinvolgimento sistematicamente tutti gli iscritti e avesse adottato prese di posizioni e azioni sindacali con maggiore mobilitazione, avrebbe dimostrato alla controparte il solido sostegno fornito dagli iscritti Sna alle posizioni che si manifestavano al tavolo delle trattative.
Da sempre con il coinvolgimento, si ottiene una maggiore comprensione delle posizioni del gruppo dirigente, non consentendo ai “Gruppi agenti di manifestare la loro endemica debolezza strutturale nei confronti delle rispettive mandanti”. Ai Gaa chiedo nel contempo la disponibilità ad un confronto nella sede comune (che è la casa dello Sna) allo scopo di non regalare il nostro patrimonio di dati alle mandanti, con annessa proprietà industriale, non solo perché è sbagliato, ma perché lì si gioca il futuro della categoria, nel senso della libertà professionale e strategica, non facendo gentile omaggio del tutto alle imprese le quali, come obiettivo, hanno esclusivamente la disintermediazione del mercato.
E qui arrivo ad un problema oramai ineludibile: sostenere e rivendicare una legge seria sulla rappresentanza e sulla rappresentatività. Non è infatti pensabile, né accettabile, che ad un tavolo negoziale siedano soggetti che poco o nulla hanno a che fare con la trattativa, in quanto già rappresentati da altri soggetti.
Filippo Guttadauro La Blasca